sabato 19 ottobre 2013

Me & Rudolf (Steiner) : l'incontro

- Attenzione : Post pericolosamente lungo - 


Ultimamente sono immersa nelle letture di Rudolf Steiner.
Avevo già spilucchiato qualche suo testo anni fa, ma molto superficialmente.

Non ricordo quale sia stato il motore primo di questa brama,
non credo che al momento sia così importante,
certe cose vengon da sé.

Ho sempre diffidato molto dei pacchetti waldorf che si trovano in giro (soprattutto in veste pedagogica) e, in effetti, col senno di poi, confermo la mia sensazione intuitiva.

Credo che il problema del pensiero steineriano (rectius antroposofico - metonimia volontaria -) siano gli steineriani!

E' una generalizzazione provocatoria e, in quanto tale, è da prendere per quella che è.

In virtù di quella diffidenza, ho deciso di partire dall'autobiografia.
Volevo conoscere Steiner raccontato da Rudolf.

E' stato un passo davvero importante perché ho potuto comprendere da che parte è sorto tutto,
ma, ancor di più, ho avuto modo di aprirmi a lui, di sentirmi compresa e partecipe, di trovare la (mia) interiorità riflessa non solo in categorie più "intellettualistiche" (libri letti, interessi; sapevo di Goethe, ma ho fatto proprio un salto sul divano quando ho letto la sua confutazione del pensiero di Bergson, o i riferimenti a Schiller e Fichte, ...)
ma nei suoi riferimenti più umani e quotidiani (la sua fatica con i dettati in quanto deviato dal moto della scrittura, il suo disinteresse per quanto artificioso come le pratiche escogitate, ...).

Come ho accennato in precedenza, il coinvolgimento che ne è sorto non ha piedi esteriori, bensì radici interiori. Ho sentito le sue parole rispecchiate nei miei pensieri e nelle sensazioni ed intuizioni di tutta una vita, non il contrario (non quindi un moto di comprensione alieno verso l'esterno).

Da ignorante, credevo che il suo pensiero non avesse fondamenta, che si votasse à la va-comme-je-te-pousse
Conoscendolo ho potuto constatare che Steiner era un uomo informato, colto, aggiornato e,soprattutto, concreto e umile.

L'antroposofia trova eco in me perché non è rigida, è pura dinamicità.
E' a sua volta concreta, fluidamente verace.

Dopo l'autobiografia, son passata al testo (trascrittura delle conferenze intitolata) "Antroposofia, Psicosofia, Pneusofia".

Orbene.

Con piglio via via più disteso ho riflettuto sull'esposizione legata ai sensi.

In soldoni,
i sensi non sarebbero da cataloghizzare come 5,
cioè quelli che noi conosciamo come tali, sono riconducibili al mondo sensoriali e alcuni racchiudono lo stesso elemento, bensì da inquadrare in altre nomenclature.
Nello specifico :
Senso della vita/sensazione vitale

Senso del movimento

Senso dell'equilibrio (che ingloba alcuni di quelli che noi riferiamo come "sensi" come quello del tatto)

Senso dell'olfatto : incontro di impulsi volitivi; un opporsi e voler respingere la sostanza che fluisce verso l'interno

Senso del gusto : incontro di sentimenti, tutto il resto è maya

Senso della vista : è ancora un pensiero subcosciente anche se porta con sé ciò che diventa consapevole nell'anima

Senso del calore : quanto più preme ciò che vuole entrare, tanto più il corpo senziente deve fluire all'esterno, quando ciò non è più possibile, ci bruciamo (sensazione sperimentabile sia col caldo che col freddo)

Senso del Linguaggio : il linguaggio non è frutto dell'arbitrio, ma dello spirito.
"Se per esempio un popolo dice "aham" (Io in sanscrito) per esprimere la parola io, al di là delle teorie che si possono avere sull'io umano, le due A consecutive conferiscono una struttura originaria e l'appartenente a quel popolo avrà una sensazione dell'io corrispondente a quelle due A poste una dopo l'altra. Se un popolo unisce la I con la CH, l'effetto sarò del tutto diverso. Nella I vi è una sfumatura particolare, una particolare coloritura ; è quella che lo Spirito del popolo instilla nell'organismo per la comprensione dell'io"

Senso del concetto

Percezione spirituale

Senso immaginativo (fiore di loto a 2 petali) che ha sede tra le sopracciglia

Senso ispirativo (fiore di loto a 16 petali) con sede nella laringe

Senso Intuitivo (fiore di loto a 12 petali) nel cuore"

Dopo di che ci sono altri "sensi" i quali trovandosi nella sfera spirituale non posson più esser appellati tali.

Ecco, ora non sto qui a instaurare un duello retorico fra giusto e sbagliato,
sarebbe fuorviante e inutile.
Certo è, dal mio punto di vista, che una tal riflessione ti apre un mondo, l'intera mente!

Sempre nel testo, ad un certo punto si incontra questo :

"Sarebbe molto facile mostrare che formalmente non esiste differenza tra credere ai fatti di cui parla il ricercatore dello spirito e il credere a qualcuno che narri, ad esempio, dell'esistenza di Federico il Grande. Formalmente non vi è differenza tra il credere che esistano spiriti delle volontà e il credere che sia esistito Federico il Grande. La differenza è soltanto che, sulla base dei documenti d'archivio, si racconta : queste sono le gesta compiute da Federico il Grane! Se qualcuno si accingesse a narrare l'intero corso degl eventi storici andando a ritroso nel tempo in cui visse Federico il Grande, gli si presterebbe fede pee la semplice agione che nel suo racconto non compare un solo essere che non abbia sembianze umane. Chi non vuol credere all'esistenza di un mondo spirituale, crede a questo racconto solo perché vi riconosce una somiglianza con quanto egli scorge intorno a sé."  _ Antroposofia, Psicosofia, Pneumatosofia -

Questa parte incontrata in un momento in cui altre considerazioni teosofiche aleggiavano nella mia mente, è stata importante perché ha funto da apriporta per alcune considerazioni sulla spiritualità.
Io mi son allontanata da tempo dalle religioni attualmente di mia conoscenza;
per brevità mi definisco atea, in realtà sono areligiosa, non riesco a legarmi a (come etimo e il senso del linguaggio vogliono).
Ciò non toglie che abbia una mia spiritualità, nella quale permeano, per impulso umano, elementi e figure religioso-culturali.
Alla luce di quanto letto, ho trovato una comprensione nei confronti della figura denominata Cristo.
Io non riesco a digerire le sovrastrutture erudite e artificiose divulgate dalla chiesa, tanto più che gran parte di queste nozioni non hanno radici neutre o originali, ma son frutto dell'influsso del pensiero aristotelico (come dico sempre, la religione è troppo umana e antropomorfizzata! Un prodotto creato dall'uomo per l'uomo)!
Eppure, riesco a percepire la potenza del pensiero relativo al Cristo non come personaggio storico-religioso, ma come simbolo (sostituibile; si poteva/può prender altro) che racchiude un atto di fiducia e un salto dialettico da una percezione sensoria ad una spirituale.

Blocco le dita logorroiche e chiudo qua.

La conferenza sulla Psicosofia si apre così :


"Quanto viene incontro ai confini della nostra vita animica è composto da due fattori.
Uno è quello che dobbiamo sperimentare direttamente a contatto col mondo esterno : la percezione.
Soltanto se apriamo al mondo esterno gli adeguati organi di senso possiamo ricevere impressioni sonore oppure cromatiche. Esse perdura fintanto che siamo in relazione con l'oggetto esterno. L'impressione esterna, l'azione scambievole tra fuori e dentro cessa subito se distogliamo lo sguardo o se ci allontaniamo [...] Quando non udiamo più il suono e non vediamo più il colore, sappiamo tuttavia qual era il suono percepito e il colore visto, accade ciò qualcosa che si svolge nella nostra interiorità, che appartiene per intero alla nostra vita animica" _ Antroposofia, Psicosofia, Pneumatosofia -

L'intero discorso dipana la questione della polarità dell'anima nella quale vivono l'amore e l'odio connessi con la brama e l'attività giudicante che sfocia nella rappresentazione (ossia in qualsivoglia frutto di un pensiero obiettivo). Nella nostra anima ogni brama tende all'appagamento, ogni attività giudicante alla risoluzione.
Infine si giunge al fattore noia.

"La noia compare quando l'anima sviluppa un desiderio, quando anela a accogliere impressioni e vi si abbandona ma il desiderio non viene esaudito, rimane insoddisfatto [...] Perché ci annoiamo? Per la vita stessa delle rappresentazioni! Sono le nostre vecchie rappresentazioni bramose di riceverne di nuove. Esiste peraltro una cura contro la noia; la si rende impossibile col progressivo sviluppo dell'anima."

"Una vita satura di noia è una vera causa di malattia"

Non saprei descrive l'esaltazione che ho provato grazie a queste parole!
Ricordo quanti vani tentativi di confronto 4 anni fa, quando Gregorio era piccolo.
Il mio destinatario erano altre mamme, sbagliavo interlocutore.

La noia come strumento di evoluzione dell'anima.
La noia come frutto dinamico, perché se diventa statica causa degrado, malattia.

Mi si apre il cuore!
Non riesco a spiegare ulteriormente perché il linguaggio è tiranno.
"Noi sentiamo che quanto abbiamo da dire in merito ai nostri sentimenti può esser espresso in modo misero e debole con la parola, col linguaggio" [La Scienza dello Spirito e il Linguaggio], quante volte ci capita?

[nonostante sentiamo anche "l'infinita capacità di espansione del nostro essere, una possibilità di espandersi verso la periferia grazie al linguaggio"]

Per quanto riguarda ancora l'anima (da non confondersi con lo spirito), essa è il centro di un cerchio che ha come porte gli organi di senso e ha come caratteristica la coscienza.
Anima e coscienza non sono quindi da confondere.

La coscienza è quindi l'incontro tra due elementi : la corrente che porta le rappresentazioni del passato verso il futuro e la corrente che dal futuro va verso il passato con le sue brame.

Il ricordo rappresenta quindi lo specchio delle rappresentazioni passate in cui era presente l'io.

Insomma, mille parole per una sensazione che tutti conosciamo.
Ricordiamoci tra i banchi di scuola.
Ricordiamo quelle sensazioni e sondiamo un esempio in positivo :
perché quanto appreso durante una lezione interattiva (che ne so, con un microscopio, tutti in piedi a fare e a provare...) ci rimaneva impresso nella testa in modo vivace e vitale e quanto sentito durante una becera esposizione passiva no?


L'importanza di ciò permea anche nella percezione temporale, che (come ritroviamo in molte altre teorie) appare una mera convenzione umana, fallace. Qui viene affrontata da un punto di vista animico.


"Si vive dunque nell'anima in modo che nell'ambito dei sentimenti non ci interessa soltanto il presente, ma anche il futuro [..] Se quel che un tempo vivevamo ha lasciato strascichi, lo avvertiamo perché ora irrompe nella coscienza. Questo però è il presente. Invece ciò che nella nostra vita di sentimento sperimentiamo in passato, impallidisce."


La terza parte del testo è dedicata alla Pneumatosofia, al mondo spirituale.

Non mi soffermo molto, è una parte particolare che va letta completamente da sé.

C'è però un passo che voglio condividere.

"Il mondo in cui viviamo è per noi sempre un paradiso! Questo ci dovremmo dire, persino quando le cose ci vanno davvero male, perché il punto non è come ci vadano le cose, ma riconoscere che questo mondo è bello e magnifico".



Il ponte tra questo libro e "L'uomo si esprime nel linguaggio, nel riso e nel pianto" è l'elemento spirituale

"Noi traiamo dal mondo che ci circonda solo ciò che si esprime nella nostra anima. Di conseguenza possiamo dire che tutto quanto ci circonda è compenetrato da entità spirituali"

Anche in questo caso, uso l'immagina colorita de, "mi si è aperto il cranio".

La prima parte è incentrata sul linguaggio e si chiude con Schiller

"Infinitamente profondo è il pensiero
e il suo strumento alato è la parola"

Noi viviamo una vita che è una continua nascita

"Ogni frase rappresenta una nascita perché essa deve venir sperimentata non solo come pensiero, anche come forma diretta".

La seconda parte riguarda il riso e il pianto.

Wow!

Ho sempre pensato che il pianto fosse legato al contrarsi
e il riso all'espandersi.

Ho peccato di unilateralità, un male comune a quanto pare.

Il riso è legato alla non-comprensione e alla liberazione.

Il pianto è legato a dei vuoti che il corpo astrale tende a colmare comprimendosi e attraendo a sé sostanze dal mondo circostante; comprimendo il corpo fisico porta verso l'esterno le sue sostanze ossia le lacrime.
Le lacrime sono raffigurate come un'apertura verso l'esterno e come un surrogato dell'io che compensa il suo impoverimento. Un'occasione anche per una specie di godimento interiore; con esse si crea un pareggio.
Il pianto è portavoce dell'egoismo.
Il riso dell'egoità.

Così il solletico genera il riso di non-comprensione; allo stesso modo la barzelletta scatena la risata creando collegamenti  tra cose che nella vita  non si potrebbero collegare.

"L'uomo si eleva col sorriso sulle labbra al di sopra di ciò di cui non può diventare schiavo"

"Il riso non è insito nella natura delle cose, ma nella nostra imperfezione. Questo avviene soprattutto quano qualcuno non abbastanza evoluto ride di qualcun altro perché non lo può comprendere".

"Ridere e piangere è un mezzo educativo. Elevandosi nel riso l'io fa appello alle forze della sua autoliberazione, del suo elevarsi e del richiudersi in se stesso rispetto al mondo. Nelle lacrime l'io può educarsi a riunirsi in ciò di cui è parte; sentendone poi la mancanza arricchisce in un altro modo la sua individualità, comprimendosi".


Perché tante parole sul ridere e sul piangere?
Qui torniamo al dato concreto e verace della spiritualità antroposofica : le cose più elevate e spirituali non vanno cercate in una sconosciuta lontananza, ma si manifestano negli avvenimenti di tutti i giorni.

Termino questo post con cenni sulla salute, tratti da "La salute. Il corpo, l'anima e lo spirito"

Io non so voi, ma nella malattia ho sempre visto l'apoteosi della salute e della forza del corpo!

Solo di recente io stessa ho avuto episodi di febbre, grazie ai quali Gregorio ed io abbiamo celebrato e la forza del (in quel caso, mio) corpo!

Da mamma, mi son sempre scontrata nei confronti della elargizione facilona di medicinali, anche per quelli ritenuti blandi (che blandi non sono!!! Come le famose xxxrine).

Insomma, non aggiungo altro

"Quel che viene incontro come manifestazione di malattia è il tentativo dell'organismo di lottare contro i danneggiamenti ai quali è stato esposto il corpo. Si deve pertanto cercare di sostenere il corpo nel condurre questi processi nelle direzioni giuste. Non si tratta di combattere i sintomi, ma di dar loro l'occasione di esplicarsi, affinché scompaiano i danneggiamenti più profondi dell'organismo."

"Il cibo assunto è importante per la forza e la debolezza dell'organismo".

Chiudo qua con questo interminabile post!

E pensare che ci sarebbe ancor così tanto da dire!


Bibliografia :

La Mia Vita - Libro
Rudolf Steiner (Antroposofica Editrice)
La Salute - Libro
Rudolf Steiner (Edizioni Rudolf Steiner)
L'uomo si Esprime nel Linguaggio nel Riso e nel Pianto - Libro
Rudolf Steiner (Libreria Editrice Psiche)



Antroposofia, Psicosofia, Pneumatosofia - Libro
Rudolf Steiner (Antroposofica Editrice)

Seminario di Economia - Libro
Rudolf Steiner (Antroposofica Editrice)

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